L’ACR accompagna il ragazzo in un cammino di formazione cristiana

“Bella è l’ACR!”: attorno a questo slogan si è svolto l’incontro con don Claudio Nora, Assistente Nazionale ACR (Azione Cattolica Ragazzi), che ha avuto luogo venerdì 13 aprile 2007 presso il Seminario Diocesano San Pio X di Rovigo. L’incontro, promosso dall’Azione Cattolica diocesana in collaborazione con l’Ufficio Catechistico della Diocesi di Adria-Rovigo, si è svolto quale momento di formazione rivolto agli educatori ed animatori dell’ACR. All’incontro erano presenti tra gli altri mons. Giorgio Seno - Assistente ecclesiastico dell’A. C. diocesana, don Emanuele Sieve - Assistente diocesano ACR, don Giampietro Ziviani - responsabile diocesano dell’Ufficio Catechistico. All’incontro erano poi presenti diversi sacerdoti, catechisti ed animatori, per approfondire e conoscere la proposta di fede che l’A.C. propone ai bambini e ragazzi.
L’ACR è un’esperienza associativa vissuta dai ragazzi a livello parrocchiale e diocesano ed è strutturata in gruppi che seguono itinerari e proposte educative diversificate secondo le età in un vero e proprio cammino di iniziazione cristiana. “È un cammino graduale ed esperienziale che mira ad accompagnare bambini e ragazzi all’incontro personale con Gesù”, come è stato sottolineato dai due assistenti diocesani, don Giorgio e don Emanuele, e a sua volta ribadito nel suo ampio intervento dall’Assistente nazionale don Claudio Nora. Don Claudio si è soffermato a delineare la proposta di fede che l’A.C., per mezzo dell’ACR, propone ai bambini e ragazzi. Tre sono stati i passaggi indicati dal relatore: capire le scelte e gli elementi che caratterizzano la proposta ACR; illustrare l’impostazione catecumenale del cammino dell’ACR; individuare le ricadute nelle scelte pastorali delle comunità. Don Claudio ha presentato i punti nodali del cammino formativo dell’ACR, soffermandosi sul fatto che l’esperienza vissuta dai ragazzi in ACR ha come primo obiettivo aiutarli a diventare cristiani, scelta oggi non più scontata in una società dove i modelli di vita sono ben diversi dal messaggio evangelico. “Aiutare un ragazzo a diventare cristiano - ha aggiunto don Nora , significa far comprendere che c’è un modo originale, unico di costruire la propria vita, la sequela del Signore Gesù: diventare suo discepolo. Prendere per mano un ragazzo, accompagnarlo nella sua fascia di maturazione, dentro una esperienza associativa, è una grande sfida”, ha affermato il relatore. “Vivere l’ACR - ha proseguito il sacerdote -, è l’accompagnamento che punta a far diventare cristiano un ragazzo avvalendosi di tanti strumenti, quali possono essere il gioco, la carità, la liturgia.
E’ il tener presente la scelta della globalità sapendo che la vita di un ragazzo è fatta di tante dimensioni, è il far proprie per l’educatore la realtà del ragazzo, le sue domande, aiutarlo a rileggerle alla luce della Parola di Dio, è aiutare i ragazzi a fare esperienza cristiana”.
“L’esperienza ACR - ha detto don Claudio -, è essenzialmente appartenere ad una realtà associativa, un itinerario che non si sperimenta individualmente. La proposta ACR è un’offerta ai ragazzi che percorrono un impianto catecumenale”. Il relatore si è poi soffermato sulla realtà del catechismo, affermando che l’ACR fa proprio il cammino catechistico della Chiesa italiana. “L’ACR - ha osservato don Claudio -, costruisce la sua proposta attorno al cammino della catechesi”.
Infine l’Assistente nazionale ha parlato delle scelte pastorali e della necessità di promuovere l’autenticità, l’originalità dell’esperienza ACR. “Ciò significa - ha aggiunto, in modo intelligente, rendere protagonisti i ragazzi; in questo modo l’ACR offre un grande servizio alla comunità cristiana, ai ragazzi, alle famiglie, valorizzando le diverse esperienze e la preparazione dei ragazzi. Una esperienza ACR fatta bene - ha concluso il sacerdote -, è il miglior biglietto da vista per una parrocchia, per una diocesi, e sarà incisiva la sua ricaduta pastorale; l’esperienza vissuta dai ragazzi troverà la sua giusta collocazione all’interno del progetto pastorale diocesano e nel percorso parrocchiale. Questo significa offrire ai bambini e ai ragazzi una modalità attraverso la quale essi stessi sono aiutati a diventare cristiani. L’ACR è una proposta interessante, completa; in essa sono altresì coinvolti gli educatori, che grazie alla loro disponibilità sanno coniugare itinerari, competenze ed esperienze diverse”.
S.R.
Intervista a Don Claudio Nora
L’ACR è una risorsa per la parrocchia
D - Don Claudio, cos’è l’ACR?
R - L’ACR è una associazione di bambini e ragazzi che vivono insieme un cammino di gruppo, una esperienza comunitaria, una esperienza di fede, che li aiuta nella loro crescita personale, sociale, comunitaria, a diventare dei cristiani.
D – Qual è il primo obiettivo dell’ACR?
R – L’obiettivo principale è aiutare i ragazzi a diventare cristiani in un orizzonte di protagonismo e non vivendo come utenti di un servizio che è per loro, ma come persone, come soggetti, capaci di contribuire e di realizzare loro stessi una esperienza bella, significativa, viva.
D – Spesso i parroci lamentano che dopo aver ricevuto il sacramento della confermazione molti ragazzi non frequentano più la parrocchia; lei in relazione a ciò, cosa sente di dire?
R – L’età della preadolescenza e poi della adolescenza porta in sé questo desiderio di cambiare, di uscire, di fare esperienze nuove; noi non dobbiamo demonizzare questa tensione ma dobbiamo accostarlo con un approccio educativo, una relazione educativa che rimanga aperta anche qualora il ragazzo dimostri fasi alterne nella sua partecipazione all’esperienza, mantenere una esperienza di gruppo e di comunità di livello significativo che sia in grado di intercettare le esigenze dei ragazzi.
D – Don Claudio, cosa manca ad una parrocchia dove non si vive l’esperienza ACR?
R – Diciamo piuttosto che una parrocchia che ha l’ACR vede una presenza di ragazzi che, insieme, intraprendono un cammino bello e che diventano quindi segno ed esempio anche per gli altri ragazzi della comunità.
D – Da ultimo una parola riguardo la figura dell’animatore; chi deve essere, chi può essere animatore?
R – In Azione cattolica sono educatori e animatori, giovani e adulti che abbiano maturato una esperienza di fede, che desiderano mettersi al servizio dei bambini e dei ragazzi, maturando competenze, acquisendo l’esperienza educativa, cercando le condizioni affinché i giovani possano promuovere l’Azione Cattolica dei ragazzi, nella quale loro stessi sono protagonisti, e questo grazie alla cura e alla passione educativa e intelligente di giovani e adulti che si rendono disponibili come animatori.
D - Infine, come Assistente Nazionale ACR, quale invito sente di rivolgere ai parroci?
R – L’invito a nutrire fiducia nei confronti di una realtà associativa che, nella misura in cui è coltivata, alimentata, incoraggiata, sa essere per quello che è e per quello che fa una risorsa, un dono per la comunità cristiana.
Settimio Rigolin

(Tratto da La Settimana del 22 aprile 2007)

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