Campo Nazionale Adulti

Una telefonata. Paola (ndr Paola Cavallari, la Presidente Diocesana di A.C.): ”Dall’1 al 5 agosto c’è il campo nazionale del settore adulti. Bisogna andare. I vostri figli sono, nello stesso periodo, entrambi con me al campo diocesano al Tonale. Non avete scuse!”. Va bene. Raccogliamo qualche informazione:“Con Bibbia e giornale: discernere da adulti” questo è il tema del campo. Stuzzicante. Luogo: Alberi di Meta di Sorrento. Impossibile resistere. Si parte.

Prima ancora di arrivare alla “meta” incontriamo alla stazione della Circumvesuviana più vicina, un prete che ci avvicina. Ha un viso aperto e simpatico, l’accento veneto e con tono sicuro, ci dice “Forse andiamo nello stesso posto”. Effettivamente, Lui è don Giuseppe, assistente nazionale del Settore Adulti di AC. Facciamo assieme il tragitto che ci porta alla “Casa di Spiritualità Armida Barelli” che ci ospiterà per questi giorni del campo e….comincia l’avventura. Già si respira quell’aria di autentica serenità che solo con la presenza dello Spirito può diffondersi. L’accoglienza e l’affabilità delle persone è quella caratteristica del mondo di AC.

“Con Bibbia e giornale: leggere con sapienza l’oggi” è il primo argomento trattato da Luigi Alici, Presidente Nazionale.Con raffinata semplicità è stato affrontato il tema della Sapienza con cui Dio abbraccia sé stesso e l’uomo. La sapienza cristiana quale dono e compito, quale filo che lega gli avvenimenti nel tempo.
Il discernimento comunitario è la sapienza applicata alla storia e al tempo, quale ordine dato da Dio nella Creazione, e quale dono che Dio fa allo spazio. Il giornale racconta il tempo e il tempo ci avvicina a Dio.Il tempo quale kronos o tempo cronologico e spazializzato. Il tempo quale kairos o tempo assaporato con il cuore e l’anima che vive l’abbraccio di Dio. Il discernimento personale e comunitario passa quindi attraverso la necessità dell’ascolto, la capacità di assaporare il senso della storia, cogliere i messaggi che Dio ci invia sempre con discrezione, la capacità di leggere in maniera equilibrata gli eventi, e distinguere tra senso della provvidenza (ciò che ci è dato) e senso della responsabilità (ciò che ci è chiesto).

Il secondo argomento viene trattato da Pina De Simone “Da individuo a persona: il primato della coscienza” che, continuando il discorso iniziato da Luigi Alici e riprendendo il concetto di sapienza, quale filo che trasforma il kronos in kairos, in modo limpido ed estremamente intimo, sottolinea come diventare persona sia un percorso ineludibile. Non si deve sottostare alla logica della massificazione. La realtà dell’individuo sussiste in sé e ognuno tiene in mano la propria vita: scelte, sacrifici, sofferenze, risposte alle situazioni, sono il percorso necessario per formare le individualità. Citando Capograssi, il discernere è la lettura da dare alla vita perché il nostro vivere non sia soffocato. Viviamo un tempo in cui l’apparente rilevanza data al personalismo, nasconde in realtà, una massificazione in cui l’individuo in quanto tale scompare. Si fa propria l’etica della stravaganza e dello stordimento. Bisogna ritrovare il modo di dar forma alla propria vita, prendendosi cura di sé, dello spirito, dove finito e Infinito si incontrano e dove è possibile ritrovare la propria appartenenza e ritrovare lo spazio e le ragioni del cuore, unica Salvezza possibile per l’uomo e per l’umanità.

Il terzo approfondimento è il completamento dell’argomento “Da individuo a persona: il primato della coscienza” introdotto da Pina De Simone, a cura di Mons. Sabatino Majorano, che fissa l’attenzione sulla centralità della coscienza. Discernere è faticoso e per lo più si cerca di delegare, di lasciar fare ad altri. La coscienza dunque, come fulcro della dignità dell’uomo, dove libertà e verità si incontrano. La ricerca della coscienza, porta a vedere e sentire come Lui vede e sente. E’ una sfida antropologica, dove il rapporto interpersonale non sia di uso ma di dono e ciò che siamo, diventi maniera di conoscere. Il discernimento di speranza, attraverso l’ascolto di noi stessi, è la memoria di un Amore fondante che ci sostiene.

Il quarto argomento, trattato da Mons. Agostino Superbo, tratta “Il discernimento comunitario in una pastorale integrata”. L’antica prassi del discernimento è apostolica. La necessità rilevata di riproporre la riflessione sul discernimento comunitario è originata dalla grave frammentazione dei cattolici. Discernimento, quindi, come mezzo per ricondurci ad un’unica via, in un’unica Chiesa. Cercare negli eventi quotidiani l’azione di Dio attraverso la coerenza di vita e la capacità di trasformaci in Lui. La pastorale integrata diventa quindi, luogo di esercizio di discernimento comunitario che può dare lettura della vita in ogni ambito, creando dinamiche di rete sul territorio. E’ il mezzo per mettersi in sintonia con la vita. I percorsi: leggere in senso critico il nostro tempo, lavorare per far convergere l’azione delle aggregazioni laicali e promuovere l’azione ecumenica, agire per una Chiesa missionaria e popolare.

Durante tutto il campo sono rimasti attivi dei laboratori a cui tutti abbiamo partecipato portando il nostro contributo e la nostra testimonianza. E’ emerso dai lavori di gruppo un senso di disorientamento diffuso, di fronte alla necessità di tradurre la nostra fede: le questioni che attraversano la vita degli adulti sono pervase da un senso di instabilità. Ecco l’importanza della vita associativa, quale guida e supporto per giungere ad un discernimento personale, quale guida spirituale e umana, nell’aspirazione concreta di una vita associativa, rivolta alla crescita personale e comunitaria. L’ AC deve impegnarsi nel dimostrare la possibilità di buone pratiche di vita e di esperienze possibili.

I prossimi appuntamenti: i 100 + 40 anni di Azione Cattolica, il valore del “racconto” della vita associativa vissuta. Maggio 2008: incontro a Roma di AC con il Papa.

L’esperienza intensa e totalizzante del campo è finita. Nella vita di tutti i giorni è purtroppo difficile approdare a scelte, che col tempo, non si rivelino sbagliate. Lo sapevano bene i primi cristiani ai quali gli apostoli raccomandavano con insistenza di discernere. Ma ne sentiamo tutti la necessità, anche oggi, immersi in una cultura caratterizzata da una sempre più grande complessità. Non è facile districarsi. E poi in base a quali criteri è possibile operare un vero discernimento? Il relativismo, alquanto diffuso al giorno d’oggi, è frutto della presunzione: quella di voler distinguere da soli ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che è bene da ciò che è male. San Paolo afferma chiaramente che non bastano le opinioni o le visuali personali: occorre il pensiero di Cristo, i Suoi parametri e la volontà di lasciarci illuminare dal Suo Spirito.(1Cor 2,12-16).

Ed è proprio attingendo alla Sapienza di Dio, che ci abbraccia attraverso la Sua Parola, che ci rende uomini tra gli uomini, padroni del nostro tempo e autentici attori della nostra quotidianità, che ci dona la coscienza e la dignità di uomini, dove libertà e verità si incontrano, per ritrovare negli eventi quotidiani l’azione di Dio, attraverso la coerenza di vita e la capacità di trasformaci in Lui.

Alessandra e Gian Paolo

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