Articolo 4 - Segno di unità nella comunità cristiana

L’Azione Cattolica Italiana intende realizzare nella vita associativa un segno della unità della Chiesa in Cristo. Si organizza in modo da favorire la comunione fra i socii e con tutti i membri del Popolo di Dio, e da rendere organico ed efficace il comune servizio apostolico.

Il confronto con lo Statuto del 1946 consente di cogliere facilmente la svolta compiuta dal Concilio “Vaticano II”. L’art. 3 del 1946 diceva: «L’Aci ha carattere unitario. Essa si compone di Associazioni nazionali le quali si distinguono o per sesso e per età – l’Unione Uomini, l’Unione Donne, la Gioventù Maschile, e la Gioventù Femminile, che sono a base nazionale, diocesana e parrocchiale –; o per categoria – la Federazione Universitaria Cattolica Italiana, il Movimento Laureati e il Movimento Maestri, che sono a base nazionale e diocesana». In sostanza, l’Aci era costituita da sette organizzazioni distinte che si riunivano per dar vita a un’unica realtà pur mantenendo ciascuna le caratteristiche proprie (per altro decisamente affini in quanto derivanti dalla comune ispirazione perché tutte e sette originate come sviluppo della Società della Gioventù Cattolica Italiana fondata nel 1867).

L’articolo 12 / 1969 chiarirà in modo pratico ed esplicito l’affermazione che compare in questo art. 4: «realizzare nella vita associativa un segno dell’unità della Chiesa in Cristo»: in una società che vedeva avviata anche in Italia l’emancipazione della donna, che vedeva la progressiva evoluzione dell’economia con l’affermazione della produzione industriale, che vedeva la trasformazione anche del modo di vivere la famiglia, la conservazione dell’organizzazione precedente avrebbe finito rapidamente per risultare estranea alla mentalità che stava maturando. Dunque: non un’Aci come una specie di federazione di associazioni affini, ma un’Aci unica che si organizza per dare una risposta concreta alle esigenze dei tempi nuovi. Per esempio non più le due Unioni di adulti e le due organizzazioni giovanili, ma – come dirà l’art. 12 –  un’associazione che si differenzia al proprio interno, per rispondere praticamente a dati di fatto, in Settore Adulti e Settore Giovani, e i due Settori insieme (almeno teoricamente) prendono a cuore l’educazione dei bambini e dei ragazzi (attività, questa, prima affidata all’Unione Donne: v. art. 68 / 1946: «All‘Unione Donne sono affidati i Fanciulli di AC dai 4 ai 10 anni di età», e dagli 11 anni ai 30 – se non sposati – alle Gioventù Maschile e Femminile: artt. 69 e 73 / 1946).

In conseguenza del nuovo modi di pensare l’Aci in relazione all’evoluzione culturale era doverosa l’affermazione successiva, espressa nella seconda parte dell’articolo 4: l’Aci «si organizza in modo da favorire la comunione fra i socii e con tutti i membri del Popolo di Dio, e da rendere organico ed efficace il comune servizio apostolico»: dunque laici, chierici e religiosi devono mirare a costruire assieme, ciascuno secondo la propria vocazione, una Chiesa che risulti credibile agli occhi della comunità nella quale si vive e si opera, perché la Chiesa è costituita da tutti i battezzati e tutti i battezzati sono tenuti a testimoniare che la Parola di Dio è Parola di salvezza che vale in qualunque epoca e in qualunque condizione di vita. È evidente la deduzione  dal Decreto sull’apostolato dei laici: «...l’apostolato associato corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si mostra come segno della comunione e dell’unità della Chiesa in Cristo che disse: ”Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”» (A.A., 18). Ma va anche tenuto presente quanto lo stesso Decreto dice poco sotto il passo citato: «Ai laici tocca assumere la instaurazione dell’ordine temporale come cómpito proprio e, in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto; come cittadini cooperare con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità; cercare dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio». Chiaramente sono indicazioni di questo genere che orientano a «rendere organico ed efficace il comune impegno apostolico».